Il male è tutto ciò che fa soffrire gli esseri senzienti: da questa banale considerazione, si snoda il tema del saggio, in cui l’autrice tocca temi uniti dal comune denominatore di avere come vittime della sofferenza inflitta gli animali non umani:
le crudeltà di cui loro sono oggetto non sono solo quelle frutto del sadismo individuale, ma anche tutte quelle inflitte a norma di legge nei luoghi del loro martirio: territori di caccia, macelli, laboratori di vivisezione, il dietro le quinte dei circhi. Si ricompone così il filo che unisce queste realtà a tutte le altre che hanno come vittime gli umani: territori di guerra, prigioni, ospedali psichiatrici giudiziari, metodi educativi autoritari. Il risultato è un affresco al negativo in cui diventano evidenti e innegabili le interconnessioni tra tutte le forme di violenza manifesta, legali o illegali che siano, che, come una ragnatela, si ampliano e si contagiano reciprocamente. Ma anche una possibilità di riscatto e di cambiamento, non volendo confondere ciò che è lecito con ciò che è giusto, perché l’ingiustizia resta tale anche se normata da tutte le leggi di questa terra. E con la speranza di superare il cronicizzato peccato mortale dell’esclusione degli altri animali. (dal sito Sonda)