In principio fu il vitello progettato senza corna per evitare, una volta cresciuto, di ferire se stesso i suoi simili e chi li allevava (anno 2015). Con l’avanzare del tempo però una branca di aziende dedite alla modificazione dei corpi non-umani ha iniziato a sviluppare teorie – che farebbero apparire Mary Shelley una dilettante in materia – secondo cui sarebbe possibile risistemare la genetica per dare vita a maiali che non arriveranno alla pubertà (così da non subire la castrazione), polli senza sistema nervoso, bovini privi di emozioni e altri animali depotenziati del proprio esperire la vita.
Il motivo di tale interessamento è da ricercare, principalmente, in due voci: profitto e dominio. Il primo serve alle aziende (multinazionali in primis) per far crescere il proprio capitale avendo dalla loro parte un sistema di produzione che risulterebbe etico agli occhi dei consumatori diventando così uno scudo dietro cui ripararsi per continuare ad essere parte del sistema di oppressione istituzionalizzato che finalmente si scrollerebbe dalle spalle dilemmi morali che ad oggi inducono alcune persone ad indagare sui sensi di colpa o avanzare riflessioni nel riconsiderare il proprio rapporto di dominio con le altre specie che, in questo modo, resterebbe inalterato a tempo indeterminato.
Inoltre c’è chi si chiederà: dovessimo arrivare a tanto, e probabilmente ci arriveremo, che senso avrebbe continuare ad essere persone vegan dal momento in cui dall’equazione verrà eliminata la componente su cui verte la filosofia del movimento ovvero la sofferenza dei non-umani?
Per noi la domanda è mal posta ma legittima per un motivo: è lo stesso movimento vegan mainstream che basa tutta la sua logica sulla questione alimentare creando molto spesso dei cortocircuiti per cui la società specista derubrica tutto ad una semplice scelta alimentare o di sostituzione di prodotti o ingredienti.
Ecco, se il movimento vegan (mainstream) iniziasse invece a percorrere la strada dell’antispecismo quella domanda non avrebbe senso di esistere poiché la questione animale verrebbe affrontata allo stesso modo in cui trattiamo le discriminazioni su categorie umane marginalizzate. A quel punto l’impianto narrativo basato soltanto sugli animali smontati per diventare cibo cadrebbe senza troppa difficoltà perché nessuno si sognerebbe (o forse qualcuno sì) di cambiare la genetica delle donne per arrivare alla creazione di un corpo privo di sentimenti ed emozioni a cui poter infliggere qualsiasi tipo di abuso. Sarebbe un’idea inaccettabile.
Allora, in modo provocatorio, proviamo a spingere la nostra immaginazione qualche passo più avanti, applicandola appunto alla nostra specie:
Perché non progettare un essere umano che non abbia più bisogno di mangiare ma che sintetizzi tutti i suoi nutrienti ingerendo acqua o un altro liquido a piacere?
In questo modo risolveremmo anche altre problematiche come l’approvvigionamento di cibo, la disuguaglianza alimentare e lo spreco di risorse. Così, forse, smetteremo di tormentare i corpi e la vita degli Altri Animali giocando al dott. Frankenstein. Inoltre è sconcertante vedere come la soluzione più semplice, cioè smettere di sfruttare gli individui di altre specie, sia l’unica che non venga presa in considerazione, forse perché è la sola che prevede un cambiamento radicale della società così come la conosciamo oggi, la stessa che non ha nessuna intenzione di modificare la propria ideologia di dominio sui corpi delle altre specie.
#benessereanimale #bioviolenza #Pollo #maiale #mucca #specismo #genetica