QUANDO L’ANIMALE SEI TU

È di poche ore fa la notizia che vede fatta “giustizia” nei confronti di Willy Monteiro Duarte, il ragazzo 21enne italiano di origine capoverdiana pestato mortalmente dai fratelli Bianchi i quali sconteranno l’ergastolo (gli altri due complici hanno ricevuto 20 anni) nelle carceri romane.

Anche se l’aggravante razziale non è stata menzionata durante la sentenza ci premeva fare una riflessione su quanto l’animalizzazione di individui umani diventi poi il pretesto per poter esercitare un potere che spesso sfocia con la morte del soggetto reso tale. E lo screenshot di uno degli “amici” degli assassini (in basso) ne è la dimostrazione palese.

EDIT: pur essendo consapevoli che lo screenshot in questione proviene da un profilo fake il concetto espresso sull’animalizzazione resta immutato. Quanti Manilo Germano reali invadono ogni giorno i social, gli spazi pubblici, la politica e la società? Troppi.

Cosa si fa a riguardo? Sempre troppo poco.

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Ti sei mai chiest* perché animalizziamo le persone o determinate categorie umane?
Per rendere un essere vivente sfruttabile, per usarlo per fini di profitto, beneficio personale o semplicemente per generare odio abbiamo bisogno di renderlo inferiore e il modo più efficace per farlo è allontanarlo dalla definizione di Umano, più ci si allontana da esso e inevitabilmente ci si avvicina al suo opposto ovvero l’Animale.

Abbiamo strutturato il nostro sistema sociale, economico e culturale attraverso gerarchie le cui fondamenta vengono letteralmente sorrette e alimentate dai corpi, dal sangue e dalla sofferenza degli altri animali che abbiamo reso inferiori e in quanto tali perdono qualsiasi tipo di privilegio. Fughiamo però ogni dubbio, non esiste una categoria più oppressa di quella animale poiché mentre per i gruppi umani marginalizzati chi opprime spera nella scomparsa di tale categoria, nel caso delle altre specie invece si attua un incremento esponenziale delle nascite di corpi che generano profitto sia durante il proprio ciclo vitale che una volta morti, solo allora diventano merce, prodotti, oggetti.

Questo significa che il privilegio diventa un concetto fluido poiché un essere vivente potrebbe perderlo in qualsiasi momento e, una volta perso, scendere più giù nella scala evolutiva. Qualche esempio? Pensiamo ai conflitti armati tra popolazioni o Nazioni, il linguaggio e il pensiero trasformano il nemico in maiale, scarafaggio o topo per essere perseguitati, torturati e uccisi senza provare sensi di colpa; Pensiamo alle donne che si definiscono “pezzi di carne” dopo aver raccontato uno stupro, o alle persone non bianche che vengono paragonate a scimmie, selvaggi o subumani. Finendo nella categoria “animale” le persone vengono trattate di conseguenza, a quel punto lo sfruttamento, la sottomissione, la violenza, il sopruso e la morte diventano accettabili o addirittura invisibili.

Come scrive Steven Best in Liberazione Totale: “Gli animali, i primi ad essere esiliati dalla comunità, hanno fornito un comodo cestino della spazzatura morale in cui sbarazzarsi degli oppressi.”
Per questo è necessario scardinare il concetto di animale, riuscire ad attribuire alle altre specie i diritti fondamentali alla vita, all’integrità fisica, e alla libertà significa riuscire a smantellare il dispositivo di oppressione che tocca anche categorie umane.

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