PER TUTTI GLI ANIMALI: LIBERTÀ!(come il qualunquismo politico danneggia tuttə)

Iniziamo subito facendo una piccola ma necessaria puntualizzazione: siamo consapevoli che nessun partito politico, ad oggi, risponde in modo serio ad una visione a lungo termine della fine dell’oppressione sugli altri animali.

Per quello pare che bisognerà aspettare un soggetto politico rivoluzionario in grado di riuscire a portare e a rendere legittime le istanze antispeciste in luoghi ancora inospitali a tali prospettive. Nel frattempo volevamo analizzare quanto sta avvenendo nel panorama politico in Italia e a come si muove chi dell’animalismo vuole farne istanza politica (partitica).

In occasione delle prossime elezioni europee, ai soliti partiti di maggioranza e opposizione si è affiancata una creatura chimerica a 19 teste che risponde al nome “Libertà”, il cui cuore pulsante ha preso vita “grazie” al Sindaco di Taormina, Cateno De Luca. Il politico siciliano è riuscito a mettere assieme le sigle più disparate della fauna politica italica raccattando ex leghisti, antiabortistə catto-incattivitə, personaggi contro la “teoria gender”, partitini dichiaratamente transfobici, sovranisti e separatisti del profondo Nord, liste civiche intenzionate a tendere una mano alle persone migranti, sì ma a casa loro, partiti di agricoltori e pescatori. Infine troviamo un scheggia ecologista Robinhoodiana, contro allevamenti intensivi e vivisezione, e il nome di un animalista con una fanbase adorante, noto soprattutto per i “salvataggi” di animali domestici in difficoltà.

Ora, al netto del fatto che tanti programmi risultano irreperibili sui siti di riferimento dei partiti, e sui quali non possiamo sbilanciarci più di tanto, vorremmo soffermarci sul leit-motiv che accompagna da almeno 50 anni il movimento animalista italiano: “agli animali non interessa chi voti” oppure “gli animali non guardano la tessera di partito”. Ecco, la lista di De Luca è l’emblema del ragionamento tipo della persona animalista convinta che la questione del dominio specista possa essere trasversale e interessare rossi, neri, verdi, rossobruni e centristi poiché slegata completamente dalle altre lotte di giustizia sociale. In più questo super-partito ha l’onore di oltrepassare il concetto del “tutto fa” applicato alla risoluzione dello sfruttamento animale nei vari settori della società umana riuscendo a far convivere nello stesso posto animalismo qualunquista (Rizzi) e un partito che fa gli interessi di agricoltori, allevatori e pescatori (NOI Agricoltori e Pescatori). 

A questo punto la domanda sorge spontanea:
Un movimento di lotta con le idee chiare riuscirebbe a far convivere nello stesso partito MRA e femministe? Suprematisti bianchi ed esponenti dei Black Lives Matter o, ancora, Marxisti e capitalisti? 
Se la risposta è “No, non è possibile” allora cosa ci fanno insieme due realtà – una che gli altri animali vuole “proteggerli” e l’altra che invece si nutre del loro sfruttamento – che sulla carta sono agli antipodi?

Possiamo avanzare una semplice ipotesi (ma non l’unica): si servono del qualunquismo politico per aggiudicarsi una poltroncina in Parlamento, in questo caso Europeo, senza che effettivamente si possa contrastare l’utilizzo e l’ideologia dell’Animale-merce attraverso un programma con obiettivi chiari e decisi.

Non sappiamo quale sarà la sorte di questo baraccone politico con proposte che farebbero rabbrividire qualsiasi attivista e soggetto politico interessato alla demolizione delle oppressioni in cui sono coinvolte categorie marginalizzate (donne, etnie non bianche, classe operaia, comunità Lgbtqia+, altre specie etc.). Di certo sappiamo quanto il movimento animalista, e parte di quello vegan, si ponga politicamente  – che non vuol dire partiticamente – in quella zona d’ombra che fa del qualunquismo uno “stile di vita” miope, disfattista quando non addirittura pericoloso nei confronti di categorie umane perché interessato a perseguire soltanto la “liberazione animale”, come se questa fosse una questione staccata dal nostro vivere in una società antropocentrica.

Alla fine un’altra domanda riaffiora prepotente:
ma è davvero possibile vivere in un mondo dove lo specismo è stato debellato ma allo stesso tempo si continua a discriminare, sfruttare, espropriare, schiavizzare, oggettificare gli animali umani?

La nostra risposta è “No. Una futura società di liberazione riesce ad essere tale solo se tiene in considerazione tutte le categorie oppresse.”

Se la tua risposta è “Sì” allora sai per chi votare.

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