L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ESSERE SPECISTA

Prendi un’azienda in difficoltà a causa delle “pratiche standard” utilizzate per allevare i “suoi” polli che non stanno in piedi e faticano a deambulare, colpa del mangime fortificato somministrato per crescere nel minor tempo possibile.

Prendi la stessa azienda che ammassa fino a 30.000 “capi” in capannoni ,che dovrebbero contenerne meno della metà, senza mai avere la possibilità di vedere la luce esterna.
Prendi un’azienda in difficoltà a causa delle “pratiche standard” utilizzate per allevare i “suoi” polli che non stanno in piedi e faticano a deambulare, colpa del mangime fortificato somministrato per crescere nel minor tempo possibile. Prendi la stessa azienda che ammassa fino a 30.000 “capi” in capannoni ,che dovrebbero contenerne meno della metà, senza mai avere la possibilità di vedere la luce esterna.

Ecco prendi questa azienda il cui vero acronimo è
Animali Innocenti Abusati (o Ammazzati, a te la scelta) – AIA però funziona meglio per te che acquisti, dove l’importante è mettere qualcosa nel piatto, o meglio Qualcuno, “consumare” senza sapere CHI stai mangiando e in che modo abbia vissuto – e per rilanciare la tua immagine ti fai sponsorizzare da una persona cui unico interesse è il profitto. Una persona che approfitta della dissonanza cognitiva dei suoi followers per vendere la sofferenza di esseri viventi di altra specie come farebbe con una borsa o un vestito (sicuramente materiali di origine animale dove c’è dell’altro sfruttamento e morte), tanto l’etica non conta perché poi ci si ripulisce la coscienza facendo sporadicamente beneficenza, rigorosamente pubblicizzata e a favore di categorie umane.

Morale della favola: l’azienda in questione spera in un rilancio, nella normalizzazione della violenza – tanto i consumatori hanno la memoria corta – e vissero tutti felici e contenti. Tranne loro, gli invisibili, fatti a pezzi a pezzi e presentati in una confezione accattivante o con una pubblicità “emozionale”.

(sarebbe giusto mostrare alla influencer il video dell’investigazione girata negli stabilimenti del gruppo AIA, magari condividendolo sul suo profilo seguito da 20 milioni di persone, metti mai che qualcuna si desti tal proprio torpore narcolettico da consumatrice compulsiva)

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Non è l’immagine “originale” bensì quella che rispecchierebbe meglio
la realtà de