In questa giornata di festa si celebra la Liberazione dell’Italia da un periodo buio per tutta l’umanità in cui l’ideologia nazifascista prese il sopravvento in Europa generando la seconda Guerra Mondiale. Cercheremo di fare un’analisi per capire come razzismo e specismo si intrecciano e in che modo queste oppressioni sono state rese talmente normali che le persone, in misura diversa, aderiscono senza metterle in discussione.
Osservando le immagini dell’Olocausto spesso ci si chiede: com’è potuto accadere? Che cosa ha generato questo odio nei confronti di Ebrei, Rom e Sinti, Polacchi, afro-tedeschi, persone gay o disabili?
Sintetizzando al massimo useremo una sola parola: razzismo ovvero, lo ricordiamo, quel principio che discrimina le persone sulla base della loro etnia, colore della pelle, religione o cultura. Questo ha portato in passato, e tuttora porta, alla negazione dei diritti umani fondamentali di molte persone e spesso è alla base di conflitti e violenze.
Dunque i nazisti si ergevano a razza superiore, pura, ariana, decretando che altre razze o categorie marginalizzate dovessero essere estirpate dal Pianeta perché in qualche modo potevano “contaminare” e far degenerare le razze superiori se queste venivano a mischiarsi con quelle ritenute inferiori.
E allora perché oggi vogliamo mettere assieme razzismo, specismo e Liberazione?
Intanto ci preme fare una precisazione: non vogliamo in alcun modo mettere in secondo piano questa specifica lotta del 25 Aprile e paragonarla a quella che ci auspichiamo avvenga in futuro per gli altri animali, anzi in questo periodo storico in cui le destre, anche estreme, stanno prendendo il sopravvento nei vari governi abbiamo necessità di rendere questa commemorazione ancora più forte e doverosa.
Tuttavia vorremmo estendere il concetto di libertà includendo anche le altre specie che appunto subiscono una forma di razzismo più invisibile e socialmente accettato, definito appunto specismo, in cui la specie umana ritenendosi superiore opprime tutte le altre specie. Una violenza incalcolabile in termini di numeri e differente nelle modalità poiché se nel caso del razzismo messo in atto dal nazismo il fine ultimo era l’estinzione di una certa categoria nello specismo avviene l’esatto opposto ossia moltiplicare all’infinito gli altri animali con il solo scopo di trarre un guadagno in termini economici: riprendiamo uno dei pensieri del filosofo Marco Maurizi il quale afferma che noi umani non discriminiamo gli altri animali perché inferiori a causa di un pregiudizio bensì facciamo in modo di renderli inferiori così da poter attuare una discriminazione e fare ciò che vogliamo con i loro corpi.
Per secoli l’umanità ha lavorato a livello culturale (nelle scuole, in famiglia, nei dibattiti pubblici) descrivendo gli altri animali come inferiori, come macchine dotate di solo istinto che non provano dolore e in questo modo siamo riusciti a renderli merce di scambio, oggetti di cui disporre a piacimento smontati e impacchettati, resi invisibili, tant’è che questo modo di pensare ci ha permesso di ammassare, imprigionare, vivisezionare, umiliare, appendere a ganci in bella vista nelle macellerie o nei supermercati miliardi di corpi non-umani nonostante si tratti di individui che respirano, provano emozioni, creano relazioni sociali, hanno cuori che battono proprio come gli animali umani.
Questo lavoro di dissonanza cognitiva ben radicato nei confronti degli animali non-umani ha permesso durante il regime nazista di applicare gli stessi criteri: le razze inferiori erano ritenute “parassiti”, venivano animalizzate. Gli Ebrei venivano paragonati a topi infestanti da sterminare. Questo processo rendeva molto più semplice discriminare le popolazioni da opprimere, tant’è che anche gli stessi tedeschi che non presero attivamente parte al genocidio riuscivano a supportare il nazismo grazie a questo allontanamento dall’umanità degli ebrei: pensateci, non è più semplice infliggere sofferenza, prigionia e morte ad un essere vivente se questo viene trattato come un oggetto che non prova sentimenti ed emozioni come noi?
Concludiamo con un’ultima considerazione: Per arrivare ad una società più giusta ed equa per tutti gli esseri viventi è necessario riconoscere e affrontare questi problemi in modo intersezionale. Dobbiamo capire che l’oppressione assume forme diverse ma profondamente interconnesse, soprattutto perché queste avvengono sia a livello culturale, come abbiamo descritto poc’anzi, sia a livello puramente economico attraverso un sistema capitalistico che crea profonde disuguaglianze pur di creare profitto illimitato.
Riconoscendo le interconnessioni di queste oppressioni, riconoscendo queste dinamiche di ingiustizia sociale possiamo lavorare insieme per porvi fine e gettare le basi per creare un mondo in cui tutti i viventi siano trattati con rispetto e uguaglianza.
Dunque il 25 Aprile dev’essere un giorno di ispirazione per una Liberazione che sia Totale e definitiva.
Vogliamo dedicare questo intervento a Sasha di Alma Libre, mancato nella giornata di ieri, nato schiavo nel sistema di sfruttamento dei corpi ma morto libero, come tanti altri individui, grazie a luoghi come questo, avamposti di resistenza e lotta che vi invitiamo a supportare in qualsiasi modo possibile.
(Intervento fatto al Rifugio Ohana di Empoli)