Raramente in poesia è accaduto che un argomento come lo sfruttamento animale sia stato approfondito attentamente. Fu il caso del fortunato libro di Ivano Ferrari, Macello, racconto in versi di un’esperienza crudissima vissuta in un mattatoio.
Ed è anche il caso di questo secondo libro di Teodora Mastrototaro, dal titolo Legati i maiali. Con le dovute e ovvie differenze, l’autrice di origini pugliesi attraversa un’esperienza simile a quella di Ferrari, muovendo però le due sezioni del libro in altrettanti momenti dove sono inizialmente gli stessi animali a parlare del proprio dolore, e di seguito i loro carnefici. E se la scrittura della Mastrototaro affascina per il suo variare tra un’esecuzione più statica alternata a momenti di vera e alta passionalità espressiva, ciò che più sorprende in questo libro è la pulsione di ogni animale alla vita, vissuta per istinto e condotta interferendo il meno possibile, o quanto meno inconsapevolmente, sul ciclo vitale dell’intera esistenza. Al contrario dell’essere umano che, pur vivendo, non sa fare a meno di provocare in se stesso e negli altri la morte in cambio di una voluttà oramai accessoria e demoniaca, quale quella del sacrificio della vita in cambio di un “appagamento” personale. È questo il messaggio più importante di un libro di denuncia del genere: che la vita resti alla vita e che la morte non sia un esercizio voluto dall’uomo ma solo il destino di ogni essere vivente. (dal sito di Marco Saya Edizioni)
