LEGATI I MAIALI (Poesie)

Raramente in poesia è accaduto che un argomento co­me lo sfruttamento animale sia stato approfondito at­tentamente. Fu il caso del fortunato libro di Ivano Fer­rari, Macello, racconto in versi di un’esperienza crudis­sima vissuta in un mattatoio.

Ed è anche il caso di que­sto secondo libro di Teodora Mastrototaro, dal titolo Legati i maiali. Con le dovute e ovvie differenze, l’autrice di origini pugliesi attraversa un’esperienza simile a quella di Ferrari, muovendo però le due sezioni del libro in altrettanti momenti dove sono inizialmente gli stessi animali a parlare del proprio do­lore, e di seguito i loro carnefici. E se la scrittura della Mastrototaro affascina per il suo variare tra un’esecuzione più statica alternata a momenti di vera e alta passionalità espressiva, ciò che più sorprende in questo libro è la pulsione di ogni animale alla vita, vis­suta per istinto e condotta interferendo il meno possi­bile, o quanto meno inconsapevolmente, sul ciclo vitale dell’intera esistenza. Al contrario dell’essere umano che, pur vivendo, non sa fare a meno di provocare in se stesso e negli altri la morte in cambio di una voluttà oramai accessoria e demoniaca, quale quella del sacrifi­cio della vita in cambio di un “appagamento” personale. È questo il messaggio più importante di un libro di de­nuncia del genere: che la vita resti alla vita e che la morte non sia un esercizio voluto dall’uomo ma solo il destino di ogni essere vivente. (dal sito di Marco Saya Edizioni)

La fissità di una porta rotta
dove avrò da bere.
La nostra razza non resta nelle case
ma in porcili di saliva.
Necrologi senza storia.
In ogni scatola partorisce una madre
interrotta nel rovescio della carne.
Il mio destino è avere fame.
Dove tu coli, madre, non c’è stagione da salvare.
Ingozziamoci di latte per ritornare belli!
Colostro al fianco destro e a sinistra
la famiglia è incatenata.
Il cordone ombelicale rimasto impigliato
tra il pane e la morsa, alla luce la merda
diventa una rosa – simile la forma.
Al capezzale del tuo seno la notte si volge agli steli.
Venite sintesi di cadaveri, venite. Senza bambini
o neonati, venite. Qui ci vendono oltre l’amore
e oltre l’amore le carni e morire.