LE MANI SULLA BIODIVERSITÀ

l selvatico è ciò che è libero, ciò che non risponde alle leggi dell’essere umano. Una bimba selvatica è una bimba poco educata e che non rispetta del tutto le convenzioni sociali.

Allo stesso modo un ambiente selvatico, come ad esempio un giardino non curato e lasciato alla vitalità delle erbe e delle piante che vi crescono spontaneamente, ci fa pensare a qualcosa di poco ordinato, qualcosa non dominato dalla nostra estetica stereotipata e perciò genera emozioni legate alla paura, al disordine, a ciò che è difficile far rientrare nella rappresentazione dell’umano che controlla l’ambiente.
Il selvatico destruttura il nostro bisogno di sentirci padrone e denominatrici di ciò che riteniamo sia casa nostra. L’agricoltura, milioni di anni fa, ha modificato l’ambiente definendo gli spazi. Di qua ciò che è coltivato e che deve assomigliare sempre più ad un non luogo, ad un laboratorio sterile, e di là ciò che è incolto, e che deve stare lontano, emarginato, sfruttabile nel momento del bisogno: per fare legna e per cacciare.

È in quest’ottica che l’essere umano, in particolare nella sua attività agricola e con una grande accelerazione negli ultimi decenni, ha distrutto più dell’80% di tutti i mammiferi e oltre la metà delle piante e se anche la distruzione finisse ora, ci vorrebbero 5-7 milioni di anni perché il mondo naturale riprenda la sua biodiversità.
In Italia, oggi, la politica, in modo trasversale ai partiti, sta continuando questa operazione di progressivo abbattimento del selvatico, elaborando nello stesso tempo un nuovo concetto di biodiversità: il bosco viene ripensato come luogo di ricreazione e i suoi abitanti diventano cibo naturale e nutriente da commercializzare; insomma un nuovo brand da spendere nel turismo gastronomico.
E quando nutrie, lupi, cinghiali, orsi escono dal quel mondo (o vi restano, ma hanno la sfortuna di incrociare gli umani), l’unica soluzione che viene proposta è la loro eradicazione, la loro condanna a morte.

Vogliamo condurvi, passo dopo passo, lungo il percorso economico e politico che è stato creato in questi anni e che ha ormai raggiunto il suo obiettivo finale: l’affidamento della gestione di fauna e della flora al mondo venatorio e al suo indotto.

Nel video in basso puoi vedere il nostro intervento fatto all’evento del Rifugio Ohana in cui esponiamo le trame che interessano e intrecciano vari poteri (quello delle armi, quello agricolo, quello venatorio e quello delle settore alimentare) intenti a mettere le mani sui selvatici.

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