Per molte persone vegan e animaliste sembra diventata prassi comune quella di avviare una trattativa economica con allevatori e proprietari di mattatoi, una mediazione tra le parti che si è ormai consolidata come un tacito patto per cui io pago un riscatto e tu mi consegni 1, 2, 10 individui di altra specie che altrimenti avrebbero fatto una brutta fine.
Ma ti sei mai chiesta in realtà cosa c’è dietro questo sistema che alcune persone chiamano “Riscatto”?
La prima cosa da tenere a mente: si sta attuando quella che è a tutti gli effetti la mercificazione di un corpo al quale viene attribuito un valore economico, lo stesso usato per vendere oggetti o servizi. Dunque avviene la svalutazione e lo svilimento della vita di un altro essere vivente attraverso il pagamento di una cifra stabilita da chi attua l’oppressione animale in modo sistematico. Una compravendita a tutti gli effetti poiché viene a crearsi una domanda (quella delle persone veg/animaliste) a cui l’offerta si è adeguata in modo occulto, ma nemmeno tanto, in che modo? Agnelli, maiali, vitelli e altri animali vengono appositamente fatti nascere in più, rispetto alla riproduzione standard, per quello che è diventato a tutti gli effetti “il mercato animalista”, con prezzi che superano anche di 2 o 3 volte quelli imposti dagli allevatori verso l’industria della macellazione.
Il paradosso assurdo è che queste persone, nonostante le buone intenzioni nel pensare di liberare un animale non-umano, alimentano le casse di allevatori, trasportatori e macellai i quali investiranno nuovamente nella riproduzione e messa a morte degli animali di altra specie ma allo stesso tempo non contribuiscono al mantenimento dell’individuo liberato, convinte che il Rifugio abbia capienza e disponibilità economica illimitata. In questo modo, purtroppo, viene a crearsi un doppio problema: l’animale non-umano che viene riscattato rischia di togliere spazio a chi invece aspetta una sistemazione definitiva nei Rifugi che si occupano, tra le altre cose, di ricollocare tutti gli individui provenienti da situazioni di sequestro o chiusure di allevamenti, o finanche da reali Liberazioni avvenute direttamente dal prelievo all’interno delle strutture di sfruttamento. Dunque il “riscatto”, inteso in questo modo, non è mai la soluzione giusta per i motivi di cui sopra, in più non è da considerarsi atto politico contro l’istituzionalizzazione della discriminazione animale ma una mera operazione di acquisto che continuerà a foraggiare, e a incoraggiare, queste prassi di sfruttamento dei corpi.
Sottolineiamo, anche se non crediamo ce ne sia bisogno, che la vita di ogni essere vivente resta sacra ed inestimabile e che le Liberazioni restano un modo per lottare al fianco di chi resiste quotidianamente in quei posti di reclusione e morte, tuttavia non è accettabile stabilire un contatto o, peggio ancora, un’alleanza con chi fa parte dell’ingranaggio di oppressione specista senza che questi rientri in un percorso di smantellamento di tale sistema. Il consiglio che possiamo dare è quello di supportare in ogni modo possibile i Rifugi (donazioni, campagne, eventi, volontariato) poiché oltre ad ospitare tantissimi animali non-umani liberati hanno una rete ben organizzata in grado di ricollocarli qualora vi si presenti l’occasione di porre fine al loro sfruttamento.
(Ringraziamo Porci Komodi e Capra Libera Tutti per lo spunto di riflessione)
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