Il fatto di ritenersi superiori agli individui non-umani per questioni legate alla morale, all’intelligenza o all’evoluzione della specie permette alla società specista di esercitare qualsiasi tipo di violenza nei loro confronti senza subire alcuna ripercussione penale (se non in rarissimi casi).
Questa forma mentale diventata prassi, ovvero ritenere gli Altri Animali meri oggetti, ha concesso agli umani di applicare lo stesso criterio oppressivo anche su altre categorie della nostra specie: animalizzando una etnia diversa da quella dominante (generalmente si viene associati a scimmie, topi, maiali, scarafaggi) permette a chi ne fa uso di non provare sensi di colpa, durante il sopruso, grazie anche ad una dissociazione cementificata da millenni di discriminazioni.
Stessa sorte subiscono le donne, trattarle come cagne, troie, maiale, vacche, zoccole etc. le rende inferiori e di conseguenza soggette ad ogni tipo di violenza. Nei casi di femminicidio, stupro o molestie avviene anche la frammentazione dei corpi: si bramano cosce, culi, seni, bocche e fiche allo stesso modo in cui si desiderano pezzi di corpi Animali per il cibo, abbigliamento e tutto ciò che diventa funzionale all’umano.
In conclusione, come scrive Charles Patterson in Un’Eterna Treblinka “Continuare ad adottare una logica di inferiorità nei confronti degli animali renderà sempre più semplice il loro annientamento e, di rimando, quello degli esseri umani animalizzati (…) E non accorgersi di tale crimine ci rende complici della più antica e duratura forma di oppressione mai esistita.”
Artwork: Jo Frederiks