Lo scorso 1 Giugno è stata “celebrata” la Giornata Mondiale del latte e la Regione Lombardia orgogliosamente ha pubblicato un post in cui sbrodolava addosso a chi leggeva gli “eccellenti” dati di produzione e produttività del comparto lattiero-caseario della Regione, con tanto di idilliaca foto copertina raffigurante due cuccioli di specie diverse: una bambina che allatta con amore un vitello.
Ora, al netto della mera campagna pubblicitaria auto-consacrante, abbiamo voluto analizzare due aspetti occultati dal post per ovvi motivi di marketing, ma che sono indicatori della disonestà intellettuale di chi ha imbastito tale comunicazione ingannevole.
Partiamo dall’immagine bucolica che ci rimanda a distese di verde, ad animali lasciati al pascolo, al prendersi cura dei cuccioli appena nati, alla genuinità del prodotto finale. In poche parole: benessere animale (qui esteso di rimando pure alla nostra specie). Immagini del genere servono a far credere a chi consuma quei prodotti che il vitello vive felice assiema alla sua famiglia. In realtà la separazione è immediata, madre e figliə si cercheranno per tutto il breve tempo di vita dei vitelli (che non superano mai l’anno di vita) fino a quando le mucche non subiranno nuovamente una violenza sessuale per almeno 5 anni di fila (no, non fanno il latte senza essere ingravidate. Sono mammiferi come noi), poi la produzione di latte calerà e verranno mandate al macello. E avanti un’altra.
L’unica informazione verosimile che viene data da quella foto è l’allattamento artificiale del vitello, che negli allevamenti non avviene MAI attaccandosi alla mammella della madre perché il latte “buono” deve essere monetizzato e venduto a noi, mentre al cucciolo viene somministrato latte ricostituito (in polvere+acqua), latte di scarto (contenente antibiotici) o latte mastitico (sì, latte infetto che viene pastorizzato).
Ai dati sulla grandezza della produzione regionale abbiamo aggiunto, per integrare una corretta informazione, quelli svelati da diverse associazioni, i quali invece ci parlano di una Lombardia con il più alto numero di allevamenti (tra intensivi e altro tipo) e con il primato di Regione più inquinata d’Italia anche a causa del comparto zootecnico. Insomma loro hanno fatto il lavoro pulito, anzi di ripulitura della reputazione, e noi invece sempre quello sporco.
Il risultato è che la Giornata mondiale del latte dovrebbe disincentivare quello di tipo animale per una serie di motivi (a noi interessa specialmente quello capital-specista) e favorire una transizione verso quello vegetale. Ma si sa che se vai a toccare gli interessi economici poi parte la sfilata dei trattori, con Lollobrigida e Prandini in testa, a lagnarsi che il Made in Italy va preservato. E allora cosa ce ne faremo del Made in Italy quando il pianeta ci servirà il conto amarissimo e disgustoso (altro che latte mastitico) a causa della nostra sete di profitto… ehm… di latte?
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