INTRODUZIONE (dal post pubblicato sui social)
Questo post non nasce con l’intento di puntare il dito sulle “scelte personali” o sui temporanei “stili di vita/consumo” vegetali di persone più o meno note bensì sul fare una critica alla strategia individuale che utilizza il vegan vip di turno per convincere chi là fuori è parte della catena di sfruttamento degli altri animali.
Un’oppressione sistemica necessita di azioni più complesse e strutturali rispetto alla persuasione tramite imitazione, per creare aggregazione o addirittura per non sentirsi esclus* da quella società che spesso crea stigma o derisione verso le persone vegan.
Qualsiasi cosa ti spinga ad utilizzare Joaquin, Hamilton, Eilish, Djokovic o Ariana Grande come esempi vegan da seguire ci sarà sempre l’altissima probabilità di un loro comportamento incoerente per cui ad un certo punto quello che pensavi fosse un tuo punto di forza ti si rivolterà contro moltiplicando l’effetto negativo rispetto all’atto politico e di rottura col sistema che comporta la lotta contro lo sfruttamento degli altri animali.
Viviamo un’epoca in cui le informazioni sono estremamente più accessibili e condivisibili. Viviamo anche un’epoca che vede crearsi di volta in volta ulteriori stratificazioni sociali, nuovi poteri invisibili ma fortemente pervasivi, che vanno oltre quelli istituzionali. Autorità e credibilità, arrivano ad oggi nel momento in cui diveniamo in grado di “influenzare”, ovvero raggiunta una determinata mole di fama e si è autonomamente in grado di influenzare le scelte e il modo di pensare (e dunque di agire) di chi follow, a prescindere da conoscenze e competenze.
Quando l’obiettivo è rendere mainstream un messaggio, utilizziamo canali di divulgazione che si distinguono grazie a personalità influenti, piuttosto che per contenuti. In pratica, uniamo il mezzo al tramite, rendendo immensamente ed immediatamente fruibile il messaggio. Poco importa la qualità del messaggio ultimo che entra in tasca. Poco interessa se in tal modo si rendono commestibili messaggi premasticati da chi non ha le competenze per digerirne i significati. Quella che può risultare una strategia divulgativa rapida, innocua ed efficace, è in realtà estremamente problematica nel tempo.
Innanzitutto, far leva sulla persona influente non è formula perfetta a priori, poiché non possiamo conoscere come essa penserà e si muoverà in futuro. Dunque il fatto che oggi abbia un comportamento che vorremmo adottassero più persone possibili, non è che un’arma a doppio taglio per l’imprevedibilità delle sue mosse future.
In secondo luogo, sono errati i presupposti: troviamo pericoloso e controproducente alleggerire un argomento che ha un peso culturale e politico per renderlo sostenibile e mainstream. Terzo punto, ma non meno importante, l’azione di delega di pensiero implica l’annullamento di approfondimenti e riflessioni e l’approccio diventa sterile, privo di senso critico.
Ma nello specifico a cosa ci si riferisce?
È di qualche giorno fa la notizia che Joaquin Phoenix, noto attore nonché attivista per i diritti animali e persona vegan, durante le riprese del suo ultimo film in cui interpreta Napoleone abbia dovuto cavalcare per diverse volte (e non è la prima volta) suo malgrado. In una dichiarazione afferma di essersi sentito fortemente a disagio nel salire in sella ad un cavallo.
Non staremo qui ad analizzare i suoi comportamenti e a porci domande sul fatto che avrebbe potuto chiedere una controfigura o rifiutarsi di cavalcare (ormai la CGI fa miracoli in quanto a effetti speciali), ci limiteremo a ricordare quanto sia deleterio per la causa ergere a mentore/eroe vegan un personaggio noto. Il rischio che questo possa poi rivelarsi una molotov che ti ritorna indietro con una maggiore potenza di deflagrazione è altissimo, basti pensare a tutte quelle personalità definitesi vegan, alle quali è stata costruita una luccicante statua honorem causa sui social, poi tristemente abbattuta quando lo stile di vita, o meglio di consumo, si è spostato nuovamente verso lo sfruttamento dei corpi degli altri animali.
Ci teniamo a sottolineare che questo testo non vuole essere giudicante, anche perché tutt* noi abbiamo almeno una volta condiviso un’intervista, un video o frasi randomiche di tal dei tali, sperando potesse attivare una sorta di cambiamento nei modi operandi di chi la seguiva.
Ad oggi, riteniamo che il rischio sia maggiore del riscontro reale e che argomenti come l’antispecismo non siano barattabili con un po’ di diluito e massivo veganismo Plant-based.
Ciò che ci preme evidenziare è quanto i comportamenti personali non possano essere ascrivibili a portabandiera di una causa, in primo luogo perché vivendo in una società specista si finirà prima o poi per fare un passo falso con la propria coerenza di persona che ha deciso di combattere o quantomeno non prendere parte allo sfruttamento animale.
Secondo poi la lotta all’oppressione verso le altre specie è da analizzare in termini di sistema (politico, economico, culturale) per cui il nostro agire è sì importante a livello individuale ma di poco conto se contestualizzato appunto all’interno di “forze superiori” che non possiamo manovrare attraverso una scelta personale se questa resta fine a se stessa.
Fonte notizia Joaquin Phoenix: https://bit.ly/Phoenix_horse_Napoleon
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