CUORE DI MAIALE

Dimentichiamo per un momento i protagonisti di questa storia. Dimentichiamo i loro nomi e i loro corpi. Dimentichiamo che appartengono a due specie diverse così da portare tutto ad un livello più neutrale possibile. Sappiamo che uno è malato mentre l’altro è sano.

Entrambi vogliono vivere. Tuttavia la vita di uno, o meglio un organo, il cuore, è agganciata alla vita dell’altro. Alla fine uno dei due dovrà morire.
La domanda spontanea che si affaccia sulle nostre labbra sarà: perché l’individuo sano deve sacrificarsi in nome della scienza, donare letteralmente il proprio cuore, permettendo ad un’altra esistenza, danneggiata fisicamente, di sopravvivere?
(ricordiamoci che il rischio di rigetto, e di fallimento, è altissimo)

Ecco, qui il dilemma si pone perché la nostra società è strutturata in modo gerarchico. Chi sta più alto vive mentre più in basso sei nel “grattacielo di Horkheimer” e più le probabilità di restare in vita si assottigliano. Le tue ragioni passano in secondo piano. La tua libertà negata. La tua identità cancellata. La tua vita smette di avere valore se vivi nelle fondamenta, o qualche piano più sù, della società.
Scegliere a chi dare diritto di vita, e di morte, sulla base di discriminazioni (di specie, di genere, di etnia o classe sociale) è qualcosa di profondamente ingiusto che la società, e la scienza in questo caso, non dovrebbero mai mettere in atto se diamo per scontato che la vita sia il bene più prezioso che abbiamo e che nessuna ingiustizia o discriminazione dovrebbe toglierci per il solo fatto di essere nati, come individui, nel corpo sbagliato.

Non abbiamo risposte scientifiche in merito alla vicenda del trapianto di cuore dal maiale geneticamente modificato all’umano, però ci si chiede se con l’avanzata tecnologia ed il progresso scientifico possiamo ancora accettare che una vita valga meno di un’altra, soprattutto se questa ha la sfortuna di appartenere ad un’altra specie.