(Sulla famiglia di cinghiali rinchiusa al Parco La Maggiolina)
Abbiamo affisso questo cartello sulle inferriate del Parco a La Spezia dove Perla, Amara e i cuccioli sono state recluse per oltre due settimane e abbiamo usato questo concetto di nonviolenza per far comprendere alle persone, che si fermavano e non capivano tutta questa tenacia e sbattimento nel difendere “solo dei cinghiali”, quanto bisogno ci sia di ribaltare la mentalità antropocentrica e specista che trova nella morte degli Altri Animali l’unica soluzione plausibile ad un problema principalmente creato dall’umano.
Abbiamo scelto proprio questo cartello per chiudere il cerchio, volevamo che finisse in un solo modo, l’unico accettabile, una nuova vita altrove, al sicuro anche se non con la libertà concessa dalla Vita ai selvatici.
Purtroppo invece la “società civile” ha fatto una vittima: Una delle cucciole, Stellina, ha perso la vita nonostante non fosse stata praticata a nessuno di loro la telenarcosi proprio perché, questa pratica, risulta estremamente pericolosa se eseguita in modo non corretto.
Al netto di tutto il chiacchiericcio inutile, con notizie prive di fondamento che stanno girando sui social, il nostro pensiero resta fisso su quanto sia alto il prezzo da pagare – con la negazione della libertà e, in troppi casi, con la morte – quando non si appartiene ad una specie che non sia quella dominante, l’unica in grado di pianificare chi può vivere e chi morire, chi merita un utilitaristico rispetto e chi può essere ammazzat* perché ha osato attraversare quei confini fisici e mentali con cui l’umanità trincera l’altro da sé per poi appropriarsene a tempo debito.
Ci aspettavamo un finale diverso e nonostante l’impresa di tutte le attiviste di aver portato Perla, Amara e i 6 cuccioli al sicuro ci è rimasta addosso quella sensazione di malessere per non essere riusciti, come società umana che incontra l’alterità, a garantire la vita a chi altro non chiede di poter coabitare con noi. Il nostro sguardo ora è sospeso sul corpo esanime di Stellina, colei che ha pagato il prezzo più alto di tutte. L’unica che vogliamo immaginare libera dall’oppressione umana.
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