ANIMALIZZAZIONE UMANA E OGGETTIFICAZIONE ANIMALE

Esiste una stretta correlazione tra animalizzazione umana e oggettivazione animale: da una parte troviamo processi mentali, totalmente interiorizzati, che ci spingono a paragonare gli esseri umani agli altri animali con l’intento di svilirli, e dall’altra la completa alienazione dei corpi delle altre specie dal ritenerli tali, pensati come pezzi, parti, tranci.

Questi due concetti si rafforzano a vicenda poiché il modo più efficace di esercitare violenza e dominio su di unə essere umanə senza provare rimorsi o sensi di colpa è ridurlə al ruolo di animale-oggetto, proprio perché quest’ultimo è inteso come tale, e ciò è da sempre socialmente accettato.
Da semplice ed (apparentemente) innocuo paragone, questa associazione si ridimensiona a discriminazione: essa sarà applicata a tutte quelle categorie umane lontane dall’apice della scala gerarchica – occupata dall’uomo bianco, abile, cis e ricco -, e all’aumentare della distanza diminuirà quella intercorsa tra lɜ umanɜ e gli altri animali, declassati all’ultimo gradino con la relegazione di merci e macchine da produzione.
Qualche esempio?
Lɜ africanɜ decolonizzatɜ e resɜ schiavɜ erano scimmie; lɜ indianɜ d’America venivano trattatɜ come bestie selvagge; lɜ giapponesɜ durante i conflitti mondiali erano ritenuti alla stregua di formiche o di scimmie gialle; le persone ebree sotto il nazismo venivano raffigurate come ratti o maiali.

Il modo più efficace per esercitare violenza e dominio su un essere umano, senza provare rimorsi o sensi di colpa, è ridurlo al ruolo di oggetto animale. Allo stesso modo continuare a ritenere inferiori gli Animali di altra specie ci permetterà di tenere in piedi l’impianto di oppressione. Continuare ad adottare una logica di inferiorità nei confronti degli Altri Animali renderà sempre più semplice il loro annientamento e, di rimando, anche quello sugli esseri umani marginalizzati.

Post creato in collaborazione con Attivismo Erbivoro